Marta Avesani
Il movimento Economia del Bene Comune può contribuire a supportare cittadini e imprese nel mantenere uno sguardo sistemico nell’affrontare e nel riflettere questa emergenza, in modo che questo periodo sia colto per co-progettare un cambio di paradigma in cui il bene comune torni ad essere il centro di qualsiasi decisione. Per supportare questa visione sistemica abbiamo deciso di raccogliere in una piccola rassegna stampa alcuni articoli sul covid19 organizzata sulla base della Matrice del Bene Comune per le Imprese e per Individui e Famiglie.
Quale contributo può dare l’Economia del Bene Comune in questo momento di crisi globale legato al virus covid19?Non siamo né personale sanitario, né coinvolti nella protezione civile, ma ci occupiamo di diffondere il bene comune, ovvero un benessere collettivo, umano, ambientale e sociale, raggiungibile solo “insieme” e che il tempo del coronavirus ci sta facendo riscoprire. Mettersi una mascherina per proteggere l’altro, stare in casa per tutelare i più fragili, riscoprirsi solidali nel proprio vicinato. Il movimento Economia del Bene Comune può contribuire a supportare cittadini e imprese nel mantenere uno sguardo sistemico nell’affrontare e nel riflettere questa emergenza, in modo che questo periodo sia colto per co-progettare un cambio di paradigma in cui il bene comune torni ad essere il centro di qualsiasi decisione.
Per supportare questa visione sistemica abbiamo deciso di raccogliere in una piccola rassegna stampa alcuni articoli sul covid19 organizzata sulla base della Matrice del Bene Comune per le Imprese e per Individui e Famiglie. La matrice del Bene Comune è infatti costruita in modo sistemico, esprimendo in un’unica griglia le relazioni tra i 5 valori fondamentali della società (dignità umana, solidarietà, giustizia sociale, sostenibilità ambientale e trasparenza e condivisione delle decisioni) e i principali portatori d’interesse con cui si interfaccia un soggetto (fornitori, partner finanziari e proprietari, collaboratori, clienti e concorrenti e contesto sociale per le imprese e fornitori, partner finanziari, nucleo familiare, vicinato e contesto sociale per individui e famiglie).
Abbiamo selezionato articoli della stampa che riflettano la poliedricità della crisi in atto da un punto di vista ambientale, sociale ed economico, che siano in grado di porre domande di senso e di discernimento rispetto a quali tipi di azioni, reazioni, politiche, scenari e paradigmi sono in grado di contribuire maggiormente al bene comune e che possano ispirare imprese e cittadini nell’azione per il bene comune nel breve e nel lungo periodo. Senza alcuna presunzione di essere esaustivi, questo strumento ci dà la possibilità di approcciare il tema cercando di comprendere l’impatto presente e gli scenari futuri dal punto di vista dei diversi portatori di interesse, alla luce della cura e della rigenerazione dei 5 valori fondamentali.
Ci siamo domandati quali dinamiche stanno caratterizzando le catene di fornitura, dall’assenza di braccianti stranieri nei campi, ai rischi di pandemia legati alla commercializzazione della fauna selvatica, dalla rete tra i negozi di prossimità al pagamento puntuale dei fornitori. Ci siamo chiesti in che futuro investiremo al termine di questa crisi e come cambierà la cooperazione. La chiusura di molte imprese è stata l’occasione per riflettere sul concetto di sufficienza, sulla distinzione tra bisogni e desideri, sul senso dei prodotti e servizi e sul senso stesso di fare impresa. Ci siamo meravigliati nel vedere la resilienza di tante imprese, piccole e grandi, che hanno rivisto i loro prodotti e servizi e i loro canali di distribuzione in modo da essere accessibili a tutti: da chi ha riconvertito la produzione, a chi ha messo a disposizione servizi gratuiti, a chi ha organizzato la spesa a domicilio come anche la facilitazione e l’ascolto online. Abbiamo osservato il mondo del lavoro, tra i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori ancora in attività, le opportunità di breve e lungo termine dello smart working e la necessità di comprendere che la tecnologia è un mero fattore abilitante che deve essere accompagnato da formazione, relazioni di fiducia tra colleghi e motivazione al lavoro (purpose). Abbiamo riscoperto il dono. Abbiamo analizzato i benefici di questo tempo rallentato per l’ambiente, ma anche i possibili rischi e scenari futuri. Infine abbiamo scoperto delle community che, come noi, desiderano co-progettare il cambio di paradigma dopo il covid19.
La matrice del bene comune per individui e famiglie ci ha dato spunti interessanti su come evitare i supermercati grazie ai negozi di prossimità e all’autoproduzione, ci ha fatto scoprire i fondi di comunità e la rete tra fondazioni locali, imprese e cittadini per raccogliere le risorse necessarie per affrontare le spese della crisi. Ci siamo interrogati su come possiamo curarci del benessere della nostra famiglia in questo periodo di isolamento e abbiamo respirato ossigeno riscoprendoci parte di una vicinato solidale tra Social Street e altre pratiche di buon vicinato, inclusa l’attenzione a chi l’ #iorestoacasa non funziona, perchè una casa non ce l’ha. Per arrivare, infine, ad uno sguardo mondiale fatto di solidarietà ma anche di difficoltà a condividere e cooperare; di conflitto tra approcci: potere, velocità nella presa delle decisioni e controllo delle persone da una parte e libertà, corresponsabilità e privacy dall’altra.
Insomma, questa emergenza si traduce in una sfida complessa. Una sfida che mette in tensione vita e morte, oikonomia e crematistica, cooperazione e competizione, fiducia e controllo, corresponsabilità e libertà, democrazia e potere, lentezza e frenesia, solidarietà e individualismo, visione ecosistemica e silo thinking, interdipendenza e semplici relazioni causali…
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